martedì 11 ottobre 2011

Aurel Schmidt - L'appel de la Nature

Viviamo in un mondo in cui tutto è sotto controllo. Puoi comprare pillole per l'umore, se è inverno puoi stare al caldo, se è estate hai l'aria condizionata, fai sesso ma non rimani incinta, puoi controllare quasi tutto. In una società artificiale dove anche l'ambientalismo è un trend, mi viene in mente Aurel Schmidt. L'artista che trasfigura una realtà secondo principi e ideali. Lei dalle idee archetipiche, stregoneria e rituali, che come Dash Snow e altri artisti della sua generazione, usa fluidi corporei: "Utilizzo il sangue nelle mie opere, quindi potrei tagliarmi un dito, ma non vedo perchè visto che ho le mestruazioni una volta al mese...è solo una maniera indolore e agile per procurarmi quel che mi serve". Una pratica dal sapore gotico. Nata a Kamloops, zona rurale della British Columbia, parte per Vancouver finita la scuola superiore, dove divide casa con un gruppo di studenti d'arte a cui ruba letture e idee, formandosi così da autodidatta alla cultura artistica. Nella Grande Mela, dopo aver fatto un po' di tutto per guadagnarsi da vivere, comincia a esporre grazie a Tim Barber e, in seguito, Kathy Grayson di Deitch Projects. Il collezionista greco Dakis Joannou vuole subito due disegni. Da allora, mentre Aurel prende contatti con la città, è un susseguirsi di eventi fino alla Biennale del Whitney 2010 dove crea disegni e dipinti intricati che fondono parti anatomiche ad animali e spazzatura. "Prendi una cotta, t'innamori, poi rimani deluso, amareggiato, arriva il momento in cui ci si lascia, ti ritrovi depresso e solo...forse  meglio metterci un insetto sopra fin dall'inizio". Prendi Auriel Schmidt.